Cyclopecten brundisiensis Smriglio & Mariottini, 1990
SMRIGLIO, C. & P. MARIOTTINI. 1990. Descrizione di una nuova specie di Pectinidae (Rafinesque, 1815) per il Mar Mediterraneo: Cyclopecten brundisiensis n. sp. e considerazioni su alcune specie appartenenti ai generi Cyclopecten (Verrill, 1897)e Propeamussium de Gregorio, 1884. Bollettino Malacologico, 26 (1-4): 1-18, pls. 1-4. [p. 2, pl. 3, figs. 8-11; pl. 4, figs. 12-16]
1990 Cyclopecten brundisiensis Smriglio & Mariottini, 1990
C. Smriglio & P. Mariottini, 1990, plates 3, 4.
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«Descrizione:
Valve di piccole dimensioni, di forma generale semicircolare, che verso l'umbone diventano quasi quadrangolari per la presenza di larghe orecchiette (Tav. IlI, figg. 8 a-b, 9 a-b, 10 a-b). La valva sinistra è percorsa da una scultura radiale composta da un massimo di 19 piccole coste, completamente ricoperte nel senso della loro lunghezza da una fitta serie di lamelle, che inizialmente partendo dall’umbone sono meno evidenziate e leggermente più fitte, in seguito, mano a mano che si articolano sulla costa, assumono una netta forma sferoidale, molto caratteristica (Tav. IV, fig. 14); queste arrivando al bordo ventrale, fuoriescono, mostrando, nonostante la loro apparente sfericità, la struttura lamellare (Tav. IV, fig. 16). Negli interspazi, fra una sferula e l’altra, vi sono delle debolissime lamelle concentriche che uniscono in serie pressocché continue le lamelle sferoidali, fino al bordo della valva; tutto questo dona alla scultura della valva sinistra un aspetto peculiare, veramente inconfondibile. Orecchiette grandi, triangolari e leggermente disuguali, che presentano sulla superficie della valva sinistra delle costoline, fino al massimo numero di quattro, anche queste ricoperte da una fitta serie di lamelle (Tav. IV, figg. 12 a-b). La valva destra piuttosto concava è molto compressa verso la valva sinistra, specialmente sul bordo ventrale, ed è percorsa completamente da una fitta serie di strie radiali concentriche che si dilungano anche sulle due orecchiette della stessa (Tav. IV, figg. 13 a-b, 15). Sotto l'orecchietta anteriore della valva destra, è presente un corto seno bissale. La specie presenta umboni piccoli e appuntiti. Internamente è priva di costoline di rinforzo o di qualsiasi altro tipo di scultura (Tav. IlI, figg. 11 a-b). Derivado nominis:
Il nome proposto deriva dal latino Brundisium, antico nome della città di Brindisi, dinanzi alle cui coste è avvenuto il ritrovamento degli esemplari della nuova specie. Locus typicus:
L’infralitorale di Brindisi al largo della zona di mare compresa fra Capo di Torre Cavallo e Torre Mattarella (fig. 17). Habitat:
«coralligeno pugliese». Il materiale tipico presenta i seguenti dati morfometrici: olotipo 2.1 mm (h), 2.1 mm (1); paratipo A 2.7 mm (h), 2.8 mm (1); paratipo B 2.0 mm (h), 2.0 mm (1). L’olotipo è depositato nella collezione del Laboratorio di Malacologia dell'Università di Bologna al n. 008707; i paratipi A e B sono conservati nella collezione Autori. Discussione
Per meglio inquadrare il taxon proposto, vengono riportate osservazioni sulle specie mediterranee di Pectinidae appartenenti ai due generi nei quali in prima analisi poteva essere inserito. I generi in discussione attualmente sono inquadrati nella sottofamiglia Amusinae RIDEWOOD, 1903 (BRUSCHI et al., 1985), quest'ultima viene anche considerata come famiglia da altri Autori (LUCAS, 1979; BARBERINI, 1986). Questi sono: Cyclopecten VERRILL, 1897 e Propeamussium DE GREGORIO, 1884. Si riportano di seguito le descrizioni dei due generi tratte da MOORE (1969), e alcuni dati su Cyclopecten hoskynsi (FORBES, 1844), Propeamussium fenestratum (FORBES, 1844) e Propeamussium lucidum (JEFFREYS in WYVILLE-THOMPSON, 1873).
Al genere Cyclopecten appartiene la specie hoskynsi (FORBES, 1843); SARS (1878) nel suo lavoro la riporta per il Mar Artico di Norvegia con un disegno molto chiaro e fornendo delle misure («long. 11 mm») che sono in accordo con la taglia media della specie. JEFFREYS (1879) considerando C. hoskynsi riporta come sinonimo Pecten imbrifer LOVÈN, 1846; DALL (1885-1886) invece separa nettamente i due taxa, ricordando che alcuni precedenti Autori li avevano riuniti in quanto avrebbero confrontato solo esemplari giovanili o con scultura molto rovinata. Lo stesso Autore, inoltre riporta C. hoskynsi per il Mar Mediterraneo e per le zone dell’Oceano Atlantico «adiacenti a questo, escludendo la sua presenza dai Mari Artici; sempre secondo questo Autore P. imbrifer avrebbe un areale di distribuzione strettamente nordico, in particolare: Mari Artici e Subartici.
Vari autori (DAUTZENBERG & H. FISCHER, 1897; SACCO, 1897; DAUTZENBERG, 1927) considerano C. hoskynsi e P. imbrifer come un’unica specie, così come riportato anche da DI GERONIMO & PANETTA (1973); inoltre questi ultimi ritengono che le differenze di ornamentazione e di dimensioni rientrano nel campo di variabilità di C. hoskynsi. LUCAS (1979) considera P. imbrifer come varietà di C. hoskynsi, ricordando quanto sia difficile pronunciarsi sulla questione avendo così pochi dati in letteratura; inoltre riporta la var. maior LECHE, 1878 come sinonimo della var. imbrifer. Nel catalogo dei molluschi E.N.E.A. (BRUSCHI et al., 1985) compare nel genere Cyclopecten il solo hoskynsi. Avendo avuto la possibilità di analizzare degli esemplari di C. hoskynsi appartenenti alla Collezione MONTEROSATO (MCZR), ipotizziamo quanto segue: i) C. hoskynsi ha una distribuzione che comprende il Nord Atlantico, infatti sul cartellino originale che accompagna gli esemplari di questa specie appartenenti alla Collezione MONTEROSATO si può leggere distintamente «Atl. e Nord Atl.» (Tav. I, figg. 3 a-e); inoltre anche il disegno riportato da SARS (1878) è chiaramente un C. hoskynsi, quindi l'areale di questa specie si estenderebbe fino ai Mari Artici della Norvegia. ii) Concordiamo con DALL (1885-1886) nel considerare separate le specie C. hoskynsi e P. imbrifer, questa ultima è riconoscibile nella var. maior LECHE, 1878 come riportato da LUCAS (1979) e come riportato sul cartellino originale di accompagnamento di alcuni esemplari appartenenti alla Collezione MONTEROSATO e denominati P. hoskynsi var. major LECHE (Tav. I, figg. 1 a-c). Le sculture delle valve sinistre sono molto differenti nelle due specie e le dimensioni di P. imbrifer decisamente più grandi di P. hoskynsi. Gli areali delle due specie sembrano sovrapporsi nel Nord dell’Oceano Atlantico, anche se DALL (1885-1886) escludeva la presenza di C. hoskynsi per i Mari Artici; senza dubbio P. imbrifer non è stato mai segnalato per il Mar Mediterraneo. Avere una zona di sovrapposizione di areali, rafforza l'ipotesi che si tratti di due taxa diversi. iii) Gli esemplari di C. hoskynsi provenienti dal Mar Mediterraneo (Tav. I, figg. 2 a-b) e quelli provenienti dall'Oceano Atlantico non posseggono dei caratteri morfologici molto diversi. Anche dalla iconografia ritrovata in letteratura sembrerebbe che questa specie non sia così variabile; il far rientrare le notevoli differenze morfologiche esistenti tra C. hoskynsi e P. imbrifer semplicemente solo nel campo della variabilità specifica, come alcuni Autori hanno proposto (DAUTZENBERG & H. FISCHER, 1897; DAUTZENBERG, 1927; DI GERONIMO & PANETTA, 1973), ci sembrerebbe insufficiente. L'esemplare di C. hoskynsi mediterraneo presentato in tavola, proviene da una biocenosi a coralli bianchi in fase di studio situata al largo delle coste laziali (SMRIGLIO et al., 1987 a,b; 1988 a,b,c; 1989).
Al genere Propeamussium appartengono le specie fenestratum (FORBES, 1844) e lucidum (JEFFREYS in WYVILLE-THOMPSON, 1873). La prima è facilmente riconoscibile per l'ornamentazione inconfondibile della valva sinistra, composta da sottili strie longitudinali ineguali attraversate da numerose strie concentriche debolmente lamellose che conferiscono alla superficie un aspetto appunto «fenestrato».
All'interno, entrambe le valve sono solcate da costoline longitudinali di rinforzo più o meno accentuate (Tav. I, figg. 4 a-e) caratteristiche del genere, che non si riscontrano invece nel genere Cyclopecten.
P. lucidum è stato segnalato per il Mar mediterraneo da vari Autori (CURINI GALLETTI, 1977; DI GERONIMO & PANETTA, 1973; TERRENI, 1980 a,b; LUCAS, 1979) e compare nel catalogo E.N.E.A. (BRUSCHI et al., 1985). A nostro avviso però si tratterebbe di una specie atlantica della quale ancora non esisterebbero sicure segnalazioni del ritrovamento e/o giuste identificazioni per il Mar Mediterraneo; pensiamo che talvolta esemplari di P. fenestratum abrasi e perciò privi di ornamentazione possono essere stati scambiati per P. lucidum, come constatato personalmente dopo aver esaminato varie centinaia di valve di P. fenestratum, nonché qualche esemplare ancora provvisto di parti molli.
Vengono mostrati in tavola esemplari di P. lucidum (Tav. II, figg. 7 a-e) e delle sue varietà esclusivamente atlantiche, come ricordato da LUCAS (1979), più precisamente la var. hypomeces DAUTZENBERG & H. FISCHER, 1897 (Tav. II, figg. 5 a-e) e la var. sublucidum DAUTZENBERG & H. FISCHER 1897 (Tav. II, figg. 6 a-e). Tutti gli esemplari analizzati appartengono alla Collezione MONTEROSATO (MCZR).
Ci sembrerebbe che non appaiano visivamente grosse differenze morfologiche tali da mantenerli separati a livello specifico; siamo d’accordo con quanto affermato da LUCAS (1979) nel considerarle semplici varietà di P. lucidum. Dopo quanto esposto, proponiamo che il nuovo taxon sia ascrivibile al genere Cyclopecten, in quanto alcune caratteristiche conchigliari come la mancanza di costoline longitudinali di rinforzo all'interno delle valve, tipiche invece del genere Propeamussium, la forma particolare di queste e il peculiare tipo di scultura esterna, ci suggeriscono tale inquadramento tassonomico. Essendo il genere Cyclopecten rappresentato solo da specie ritrovate a grandi profondità, come sempre riportato in letteratura, si tratta perciò del primo caso di una specie appartenente a questo genere reperita nell'infralitorale a bassa profondità (circa 20 m). Per quanto riguarda P. imbrifer, si propone di considerarlo come entità specifica distinta da C. hoskynsi e non una varietà dello stesso, come già precedentemente suggerito da DALL (1885-1886), e inoltre si propone di trasferirlo al genere Cyclopecten VERRILL, 1897, sulla base delle caratteristiche morfologiche.
Si ritiene utile fornire l’elenco di tutti i molluschi reperiti viventi insieme a Cyclopecten brundisiensis n. sp., nel biotopo in cui si è effettuata la raccolta.»
CARLO SMRIGLIO & PAOLO MARIOTTINI, 1990
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